GET
Giovani Eccellenze Teatrali

L’Associazione La Chascona ha proposto al Teatro Garage di Genova la realizzazione di una rassegna di Drammaturgia Contemporanea Nazionale all’interno della stagione 2021-2022. Lo scopo dell’iniziativa è promuovere la drammaturgia di giovani professionisti della scena Nazionale.

La collaborazione con il Teatro Garage si colloca nella direzione della produzione, promozione e ospitalità di giovani compagnie, quale tratto distintivo della quarantennale attività teatrale del TG.

Le compagnie e gli spettacoli individuati da La Chascona hanno vista riconosciuta la scrittura drammaturgica e la realizzazione di rappresentazione in diversi festival e rassegne nazionali, non ultima la Rassegna INTRANSITO del Comune di Genova.

La programmazione degli spettacoli,  inserita all’interno della stagione del Teatro Garage, avverrà da ottobre 2021 ad aprile 2022.

Gli spettacoli, tutti di drammaturgia contemporanea di giovani artisti professionisti operanti sul territorio nazionale, sono indicati all’interno della stagione del Teatro Garage – Sala Diana Genova,  come GET – Giovani Eccellenze Teatrali.

IO, MAI NIENTE CON NESSUNO AVEVO FATTO

 

Sabato 22 ottobre 2022  ore 21

Produzione  Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
una creazione  Vuccirìa Teatro

drammaturgia e Regia  Joele Anastasi
con  Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano

aiuto-Regia  Nicole Calligaris
costumi  Giulio Villaggio
disegno Luci  Joele Anastasi
foto  Dalila Romeo
video  Davide Maria Marucci
assistente alla regia   Chiara Girardi

“Rosaria mi ha detto che, forse, domani ci andiamo a prendere il traghetto. Me l’ha detto Rosaria! Non vogliamo salire fino a Milano, vogliamo fare avanti e indietro un paio di volte per la Calabria. Rosaria mi ha detto che là sopra c’è sempre un sacco di vento. Però deve essere bellissimo, perché dice che ogni tanto si vedono pure i delfini. Rosaria dice che forse… Forse ci possiamo pure tuffare da là sopra… Ma t’immagini comu fussi bellu notari no menzu ‘ro mari? Seccunnu mia fussi comu abballari”.

 

​Un paesino di Sicilia, fine anni ‘80. Due cugini crescono come fratello e sorella e giocano per cancellare la solitudine ancestrale di una famiglia senza padri. Sono prede troppo vulnerabili senza nessuno che dia loro consapevolezze o difese: dietro le persiane è nascosto un paese che spia, giudica e non vive. Tentano di combattere il loro destino per sognare, lei di lasciare quell’isola che li culla e li affoga, lui di amare liberamente un uomo. Come in una tragedia antica va espiata la colpa di chi si ribella e il giovane puro è sporcato dallo spettro dell’Hiv. Lui che  ‘mai niente con nessuno aveva fatto’ s’infetta d’amore. Mentre tutti piangono già la sua morte, il suo istinto alla vita esplode candido e redime il paese.

IO, MAI NIENTE CON NESSUNO AVEVO FATTO è la storia di Giovanni, incarnazione dell’ingenuità e della passione allo stato puro, dell’innocenza che supera tutte le barriere della conoscenza e dell’ignoranza: un pezzo unico di anima che dice tutto quello che pensa, che crede a tutto quello che gli viene detto. Giovanni è la forza e il coraggio di chi non riesce a vedere il mondo se non come uno spartito di note da danzare. L’istinto alla vita, alla sopravvivenza. Al di là della malattia. Al di là del male. 

Riconoscimenti 

SAN DIEGO INTERNATIONAL FRINGE FESTIVAL
Best Show

ROMA FRINGE FESTIVAL

Miglior spettacolo, Migliore drammaturgia a Joele Anastasi,  Miglior attore a Enrico Sortino

 

STAZIONI D’EMERGENZA V • Galleria Toledo, Napoli
Miglior spettacolo

 

FESTIVAL DIRECTION UNDER 30 • Teatro Sociale, Gualtieri

Premio della critica

NEL NOME DI MARIA
di Chiara Gambino

Sabato 19 Novembre 2022

Cast: Chiara Gambino – Maria Lo Bello; Alba Sofia Vella – Lei (Contemporanea)

Compositore: Domenico Gargano 

NEL NOME DI MARIA trae spunto e rielabora un fatto di cronaca mafiosa avvenuto

a Palermo il 14 Novembre del 1982.

La domanda che ha preceduto per molti anni (quasi 9) la stesura di questa drammaturgia è un tarlo incessante che segna molte storie (sicuramente la mia) :“Sarebbe potuto andare diversamente?”.

Maria Lo Bello, fidanzata nonché parte attiva chiamata in causa, risponde inconsapevole a questa domanda per tutta la durata dello spettacolo con un flusso di coscienza verace e ironico, fragile e disincantato raccontando l’incontro, e inseguito l’amore che la portata a “zitarsi” – fidanzarsi – con Calogero (Lillo per gli amici) Zucchetto.

Una giovane donna seduta insieme al pubblico in teatro, pronta per assistere alla pièce teatrale si trova d’improvviso catapultata nel mondo di Maria, nel suo tempo, scoprendo e ricordando insieme a lei la vergogna per una Palermo martoriata dalla guerra mafiosa, ma anche la nascita di un amore pratico e sognante con cui poter progettare un futuro.

La colonna portante dello spettacolo è il concetto di Tempo-Spazio che si trasforma di continuo, portandoci avanti e indietro nella storia e nei luoghi in cui questa vicenda si è svolta: Maria attende irrequieta, concitata, comica e spaventata in un luogo-non luogo l’attesa di Lillo, anche la contemporanea affronta la smania dell’attesa, indagando le differenze del suo tempo rispetto al passato, analizzando se stessa nel confronto con Maria; a questa attesa partecipa anche il pubblico, coinvolto attivamente in uno scambio emotivo costante e sincero, che cerca di mettere la basi per riflettere su cosa voglia dire vivere – lì e allora , o qui ed adesso – in un luogo pregno di atteggiamento mafioso.

I toni sono intrinseci di ironia che nei momenti più intimi lascia spazio a un profondo, buio rammarico. I personaggi vivono in uno spazio semivuoto, mutevole e multiforme che tende all’onirico, l’elemento sonoro appositamente composto da Domenico Gargano crea l’habitat volutamente rarefatto adatto per la loro rappresentazione.

Note a margine:

La prima volta che sentii questa storia fu circa 9 anni fa; ne rimasi profondamente scioccata, incazzata e innamorata. Anno dopo anno chiedevo a me stessa un atto di coraggio per dare voce a ciò che aveva toccato le corde interne dentro di me. Venuta a conoscenza di questo tragico evento appartenuto tristemente alla mia terra, il primo pensiero fu per lei, per quella che ho deciso di chiamare Maria, come la Madonna – perché come dirà anche lei: “ Questo è stato un po’ il mio miracolo.”

Maria rappresenta per me un barlume di speranza, la voglia di continuare a credere che un altro finale, un altro modo di agire, vedere e pensare è possibile – magari non reale – ma decisamente possibile; e lo fa attraverso il più grande mezzo empatico (a mio parere) che un essere umano possa avere: l’ironia, un’ironia disarmante che molto spesso la porta a non rendersi conto della profondità della sua anima.

Note Biografiche sull’argomento :

Calogero Zucchetto fu un poliziotto italiano, si occupava di mafia e in particolare collaborava alla ricerca dei latitanti che allora erano molto numerosi. All’inizio degli anni ottanta, presso la squadra Mobile della Questura di Palermo, collaborò con il commissario Ninni Cassarà alla stesura del cosiddetto “rapporto Greco Michele + 161” che tracciava un quadro della guerra di mafia iniziata nel 1981, dei nuovi assetti delle cosche, segnalando in particolare l’ascesa del clan dei corleonesi di Leggio, Riina e Provenzano. Riuscì a entrare in contatto anche con il pentito Totuccio Contorno che si rese molto utile con le sue confidenze per la redazione del rapporto dei 162. Con il commissario Cassarà andava in giro in motorino per i vicoli di Palermo e in particolare per quelli della borgata periferica di Ciaculli, che conosceva bene, a caccia di ricercati. In uno di questi giri con Cassarà incontrò due killer al servizio dei corleonesi, Pino Greco detto “scarpuzzedda” e Mario Prestifilippo, che aveva frequentato quando non erano mafiosi. Questi lo riconobbero e non si fecero catturare. All’inizio di novembre del 1982, dopo una settimana di appostamenti, tra gli agrumeti di Ciaculli riconobbe il latitante Salvatore Montalto, boss di Villabate, ma essendo solo e non avendo mezzi per arrestarlo rinunciò alla cattura, avvenuta poi il 7 novembre con un blitz di Cassarà. La sera di domenica 14 novembre 1982, all’uscita dal bar “Collica” in via Notarbartolo, una via del centro di Palermo, fu ucciso con cinque colpi di pistola alla testa sparati da due killer in sella a una moto mentre consumava un panino. Successivamente gli autori del delitto vennero individuati in Mario Prestifilippo e Pino Greco, gli stessi che aveva incrociato in motorino. Come mandanti furono in seguito condannati i componenti della “cupola mafiosa”, cioè gli appartenenti all’organo più importante di “Cosa Nostra”, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Raffaele Ganci e altri.

Riconoscimenti 

Premio Mauro Rostagno 2021

Miglior Spettacolo, Miglior attrice (Chiara Gambino) e il premio speciale di

Associazione Da Sud contro le mafie

Festival dell’ultima luna d’estate 2021

Miglior spettacolo

Premio Città Laboratorio 2021 

Menzione speciale per la prova d’attore

SIT DOWN COMEDY
di e con Enrico Pittaluga e Graziano Sirressi

Sabato 3 Dicembre 2022

Generazione Disagio

Enrico Pittaluga e Graziano Sirressi si alternano in un monologo comico a due voci che interroga le contraddizioni della contemporaneità: la voglia di affermazione e l’identità, il rapporto con la natura e la spiritualità, il senso della vita e il senso di colpa, i cocktail e il cambiamento climatico, ricchezza, povertà e migrazioni, per arrivare alla speranza sotto forma di una visione del futuro che mescola la Beat Generation a Martin Luther King.

Il primo esperimento di stand up comedy del collettivo Generazione Disagio che unisce alla satira e al flusso di pensieri rapido e continuo anche momenti più teatrali e un rapporto diretto di interazione col pubblico.

Lo spettacolo è un corto circuito cerebrale che mette in relazione linguaggi e temi molto differenti, un incontro con lo spettatore che diventa autoanalisi pubblica e ci mette contemporaneamente nei panni di uno psicoterapeuta e del suo paziente, un ibrido comico che pone domande e ipotizza risposte allo stesso tempo.

Cosa c’entra un gin tonic con i pinguini e lo scioglimento dei ghiacci? Perché la nostra società ha bisogno dei venditori ambulanti di accendini e fazzoletti? Quanto è profondo il nostro bisogno di affetto e di riconoscimento? Il cammino di santiago è una risposta valida alla ricerca della spiritualità?

Siamo ormai prigionieri del modello di società capitalistica o ci può essere una visione differente e più sostenibile?

Generazione Disagio è il collettivo artistico fondato nel 2013 di cui fanno parte Enrico Pittaluga e Graziano Sirressi, entrambi classe 1986 e diplomati alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi. Il collettivo crea spettacoli originali e performance su tutto il territorio nazionale, collaborando con realtà come Proxima Res diretta da Tindaro Granata, il Festival Trasparenze di Modena, il Teatro della Tosse di Genova e Zona K di Milano con i Rimini Protokoll.

'E CAMMARERE
RI.TE.NA. TEATRO

Sabato 21 Gennaio 2023

Regia e drammaturgia  Fabio Di Gesto

con Francesca Fedeli e Maria Claudia Pesapane

costumi e trucco  Rosario Martone

scenotecnica  Gennaro Oliviero

luci Giuseppina Farella

montaggio audio Enrico Capano

foto di scena Flavia Tartaglia

 

Due cameriere in un basso napoletano, giocano a ricoprire il ruolo della loro padrona. Questo continuo gioco porterà le due donne a confondere la realtà con l’immaginazione. Riusciranno le due cameriere a fermare questo gioco?

Note di regia

Allontanandomi dal testo originale e dalla sua struttura drammaturgica, ne ho ripreso solo l’idea drammatica: “Le due serve non sono realmente serve ma rappresentano tutti coloro che sono diversi, rifiutati, reietti e relegati ai margini di una società.” (J. Genet)

Per fortificare l’idea di rifiuti della società ho dato loro un linguaggio particolare, quello del vascio e dei vicoli di una Napoli diversa, chiassosa e plebea. Un linguaggio potente e ritmico, composto da proverbi e detti. Un linguaggio che chiarisce allo spettatore la natura delle cammarere. Una vera e propria ricerca linguistica, che dona impulsi alla recitazione quanto alla ricerca dei personaggi. Un napoletano non propriamente contemporaneo, ma intessuto di detti e figure retoriche che lo rendono radicato in qualcosa di antico e viscerale. Molto spesso, ciò che diventa ritmo, canzone e musica, nasce in scena, durante il flusso creativo.

“La signora” de Le serve diventa, all’interno del mio testo, “La padrona”. “La padrona” è un personaggio astratto, è un’idea. Essa non compare mai in scena, ma è metafora di vari aspetti che la rendono la vera protagonista dello spettacolo: la lucidità delle due protagoniste, il podio, il trofeo, il limite e la follia, la sessualità.

Durante il processo creativo abbiamo lavorato su due concetti.

Il concetto di Assoluto: le due protagoniste in scena rappresentano due entità, cercando di non definire né il maschile né il femminile; 

il concetto di Forza: l’esperienza insegna che un corpo inizialmente fermo non si mette in moto senza l’intervento di una causa esterna. Questa causa è costituita, in generale, da una forza applicata al corpo in questione. Nella rappresentazione l’una diventa la forza motrice dell’altra. Fabio Di Gesto  

Trilogia della femminilità irrisolta

‘E Cammarere è uno spettacolo che rientra in una trilogia da me sviluppata intorno al tema della “ femminilità irrisolta”. Quando parlo di femminilità irrisolta, parlo di individui che rincorrono un concetto di completezza sia fisico che mentale. Il raggiungimento di tale obbiettivo appaga e placa tale soggetto conferendogli sicurezza. Ho adoperato nella stesura di questa trilogia, un lavoro di selezione di tre testi classici di autori europei del Novecento. Partendo dal plot, ovvero dall’idea drammatica del testo, ho affrontato un universo tanto complesso quale appunto quello femminile, ed in particolare quelle situazioni in cui la femminilità non riesce a risolversi. Nelle precedenti riscritture e nella presente, viene affrontata, dalle protagoniste, una estenuante ricerca dell’essenza femminile, ognuna attribuibile ad uno dei seguenti aspetti: maternità, femminilità e società.

– Donna Madre: ‘A Jetteca ispirato a Yerma di G. Lorca: un figlio che non arriverà mai.

– Donna femmina: ‘E Cammarere ispirato a Le serve di J. Genet. : due individui androgeni

che cercano una definizione. La vedono attraverso la loro padrona, che rappresenta l’emblema della femminilità).

– Donna nella società: ‘E Ssanzare ispirato a Il malinteso di A. Camus. 

Tre donne, Madre Sorella e Moglie, tre femminilità diverse che affrontano l’importanza di avere un’uomo al proprio fianco come immagine di completezza per la società.

Dopo diversi anni di studio e di letture di grandi autori napoletani, contemporanei e non, ho

cercato di creare uno stile unico, atipico che mi rappresentasse. Un Dialetto napoletano reso poetico attraverso l’accostamento di elementi lessicali antichi e moderni, l’uso di figure retoriche, proverbi e modi di dire, declinato, talvolta, attraverso una versificazione irregolare.

Note sull’allestimento 

Al pari de ‘A Jetteca con Fabio abbiamo ragionato su un elemento d’arredo protagonista, che possa trasformarsi all’evenienza in un armadio, un tavolo e un letto, un risultato di diversi pezzi di mobilia rimediati negli anni e ricuciti insieme; il simbolo di uno spazio vitale angusto, protetto dalle icone dei santi e delle madonne, dai poster delle dive del cinema e dalle foto di famiglia. Una scena che come le protagoniste non fosse definita, un unico “arnese” al servizio dello spettacolo.

Gennaro Olivieri, scenotecnica

I primi aggettivi che mi sono venuti in mente quando Fabio mi ha raccontato di voler ambientare Le serve in un vascio napoletano sono stati i “nire” e “affummecate” di eduardiana memoria e tali infatti sono le tinte del nostro allestimento. Il dramma delle Cammarere si svolge tra le mura domestiche di una casa mai illuminata dal sole, umida, forse preda dei ratti e delle blatte, terreno fertile per le muffe ma costantemente lustrata e impregnata dell’odore di disinfettanti, creolina, varechina, liscivia… Nel condividere l’obiettivo di Genet, espresso da Sartre, di rappresentare un’irrealizzazione, una falsificazione della femminilità ho deciso di privare le attrici di ogni appiglio erotico a partire dalla loro capigliatura, occultata in una calza e sostituita di volta in volta, nel gioco perverso della serva padrona, dalla parrucca che insieme alla pelliccia costituisce il costume feticcio. ll travestimento produce però un’immagine grottesca e mai ammaliante o erotica. Si potrebbe pensare alle due sorelle come a due povere donne sole, due (vecchie) zitelle, quanto a due fratelli travestiti, due femmenèlle; lasciamo al pubblico la libertà di interpretare questa storia.

Rosario Martone, costumi e trucco

“L’ambiente in cui vivono le cammarere è angusto, non c’è mai abbastanza luce per vedere le cose come sono realmente. Anche il sole fa fatica ad entrare.” Sono partita da questa indicazione del regista per andare a ricreare una realtà mortificante, buia e cupa. Un quotidiano triste e macabro come quello delle protagoniste. Abbiamo lavorato su due colori in particolare: il giallo e il viola. Il giallo per esprimere la padrona. Il giallo rappresenta la follia vitale, l’irrazionalità, l’invidia e la gelosia. Questo colore ci è sembrato una perfetta sintesi di tutto ciò che rappresenta la padrona per le due cammarere. Il viola ha un discorso molto più ampio, ed è legato alla trilogia della femminilità irrisolta. Ogni spettacolo della trilogia ha un rituale sul finale. Un sacrificio femminile. Ed il viola è il colore perfetto per questo sacrificio. Nel viola l’essere umano riconosce la propria identità e completezza. Il viola viene usato anche come passaggio a un’altra dimensione e nella sua variante più negativa è colore di morte, di dolore e penitenza.

Giuseppina Farella, disegno luci

Riconoscimenti

ROMA FRINGE FESTIVAL 2020

Premio Miglior Regia e Premio miglior attrice

Calandra 2021

Premio Miglior Regia 

INTRANSITO 2021

Premio Miglior Spettacolo

LA PESCATRICE DI PERLE
(breve conversazione con H. A.)

Associazione ACASA

Con il sostegno del TRAC Centro di residenza pugliese 

e col supporto della Luna nel Letto

Sabato 18 febbraio 2023

Drammaturgia e regia Valeria Simone

Con Marianna De Pinto

Scene e disegno luci di Michelangelo Campanale

Oggetti di scena Porziana Catalano

Comunicazione e Ufficio stampa: Marilù Ursi 

Progetto Grafico: Maria Grazia Morea  

“La pescatrice di perle” è colei che raccoglie i tesori del pensiero e della tradizione che erano andati perduti ed è in grado di renderli attuali, di utilizzarli, talvolta, per raccontare il mondo e o per interpretare, spiegare, i momenti bui del tempo presente. Questo voleva fare Hannah Arendt ed è così che definiva il suo lavoro intellettuale e il suo essere al mondo: il pescare perle dagli abissi del mare riconoscendone il valore incommensurabile. Costretta alla migrazione e ad essere un’apolide in quanto ebrea e perseguitata dalle leggi razziali, la Arendt fu costretta a lasciare il suo paese e la sua ‘lingua madre’, per andare prima in Francia e poi negli Stati Uniti. 

“La pescatrice di perle” è uno spettacolo che parte dalla sua esperienza di apolide e di rifugiata attraverso la quale Hannah Arendt dà avvio ad una riflessione sull’umanità contemporanea irretita nelle maglie della burocrazia e caratterizzata spesso dall’assenza di ‘pensiero’: quell’attività della mente che attiva la capacità di giudicare e di distinguere il bene dal male. Tenendo conto della sua biografia di donna e pensatrice che ha attraversato il ‘900, che è stata internata in un campo di prigionia per ebrei in Francia e ha perso la maggior parte dei suoi amici, dovendo affrontare l’immane tragedia dell’Olocausto, lo spettacolo vuole ripercorrere la storia di quegli anni e guardarla attraverso lo sguardo e la vita di Hannah Arendt, dando attenzione a quegli elementi critici ancora presenti nel nostro tempo – ai rischi che la tradizione occidentale ci ha lasciato, alla fragilità del pensiero che fa tentennare le nostre società verso l’esclusione e le dittature. 

Hannah Arendt non amava essere definita una ‘filosofa’, perché i filosofi si erano allontanati dalla sfera degli affari umani, creando quella pericolosa spaccatura tra pensiero e azione che ha caratterizzato il cuore della cultura occidentale. Lei si definiva una  

pensatrice, una esperta di teoria politica; ed è così che noi vogliamo raccontarla, una pensatrice appassionata degli affari umani e con un grande amore per il ‘mondo’.

LA COMPAGNIA 

Acasă si propone di promuovere il teatro e la drammaturgia contemporanea e di raccontare il presente, dando particolare spazio e attenzione ai progetti collaborativi e all’uso degli spazi non convenzionali. Il primo progetto presentato al pubblico è H24_aCasă, finalista Premio Cassino Off 2016, uno spettacolo collaborativo sulle badanti e colf straniere in Italia. A seguire: Paradise, spettacolo sul traffico di esseri umani, schiavitù e caporalato; il testo di Valeria Simone è stato pubblicato nel volume Donne e Teatro 2016, ED. Borgia- Roma. Nel 2017 ha debuttato (S)workers: un progetto collaborativo che coinvolge cinque drammaturghi/e italiani/e per raccontare storie relative al mondo della prostituzione dal punto di vista delle e dei sex workers. 

La compagnia è formata da: 

Valeria Simone regista e drammaturga 

Marialuisa Longo attrice e regista 

Maria Grazia Morea grafica e post produzione 

Marilù Ursi comunicazione

Riconoscimenti

Roma Fringe Festival 2021

Premio della Stampa al miglior spettacolo

MAMY BLUES
di e con Luna Romani

Sabato 18 marzo 2023

Luna Romani

Sette anni fa sono diventata mamma per la prima volta. Io non mi sentivo ancora nemmeno una donna. Non c’è stato nemmeno il passaggio da ragazza a donna. Sono diventata direttamente madre. Senza avere avuto nemmeno il tempo di salutarmi.

Nell’attimo in cui il test è stato positivo, non ero consapevole fino in fondo di quello che stava accadendo perché ero stordita dallo stupore della creazione. Eccola, era già

cominciata: l’attesa.

E’ esattamente quello il momento in cui tutto cambia. Come un click da cui non puoi più tornare indietro. Non è come immaginare di cambiare dimensione. E’ cambiarla veramente. E’ passare dall’altra parte. Per sempre. Sia che avrai un figlio voluto, non voluto, se lo avrai solo immaginato, sia che non lo avrai mai, ognuna di queste strade,

scelte o subite, lascerà dei segni che caratterizzeranno la trama dentro cui la donna si muoverà nel mondo.

Da qui il desiderio di raccontare questo cambiamento. Questo passaggio di stato. Parlare alle donne delle donne. Delle donne che diventano madri. Raccontare la verità troppo spesso tabù. Che non è il periodo idilliaco come tutte fantasticano. Perché se ne parla troppo poco di quello che succede davvero quando si diventa madre.

La solitudine di una madre di fronte all’infinita impotenza e onnipotenza. La solitudine e la paura di trovarsi di fronte a se stessi.

Questo monologo è nato di notte, tra un pensiero appannato, il sonno estenuante. Tra una poppata e una cullata.

Pensavo alle mamme che in quel momento stavano come me, che avevano sonno, tanto, troppo e non potevano dormire, ma amavano follemente la motivazione che le rendeva

sveglie. Mi è così venuta la voglia di cercare queste mamme e insieme a loro dirla chiaramente la verità di quello che accade ad una mamma.

Ho immaginato di dare voce a tutte le donne che non riescono a parlare perché spesso mancano le parole. Perché non hanno più il tempo, sono troppo stanche, non possono o sono confuse.

Perché sono depresse e gli ormoni sono in discesa rapida.

Perché si sentono brutte, grasse e vecchie e si sono perse, ma non si rendono conto che non si trovano perché sbagliano ricerca poiché desiderano quella di prima, che manca loro terribilmente quasi a rimanere senza fiato. Invece trovano solo la madre. E devono

ricostruire la donna. Che continua a perdersi ancora e ancora e ancora.

Per questo l’esigenza di scrivere questo testo accompagnato dalle preziose interviste di neo-mamme, proiettate sulla scena, che si alternano alla mia storia regalandoci la loro diretta testimonianza, aprendo le barriere e raccontando con dolore la verità di quei

pensieri celati, nascosti dal pudore di una maternità che alla vista di tutti sembra perfetta, ma che tra le mura.

Riconoscimenti

Roma Fringe Festival 2021

Premio Speciale Off  Miglior Spettacolo

La Chascona

La Chascona  è una Associazione Culturale che nasce a Genova nel 2004 in occasione del centenario della nascita di Pablo Neruda, già cittadino onorario della Città di Genova. In collaborazione con il Comune di Genova produce, proprio per celebrare l’evento, lo spettacolo bilingue, italiano e spagnolo, in prosa e musica In viaggio con Neruda, rappresentato in moltissime piazze.

L’Associazione si pone come finalità ed attività istituzionale la pratica, la diffusione e la promozione della cultura teatrale e musicale, attraverso l’organizzazione di corsi di aggiornamento, anche nell’ambito scolastico, per le diverse specializzazioni; l’organizzazione di convegni, manifestazioni, concorsi; la produzione di spettacoli e reading; la realizzazione di iniziative editoriali, di studio e di approfondimento riguardanti la cultura teatrale e musicale; la collaborazione con Enti ed Istituzioni che abbiano fini in armonia con quelli dell’Associazione e che operino nel campo culturale, artistico e turistico, proponendo iniziative per lo sviluppo dell’attività e della cultura teatrale e musicale; la valorizzazione e lo sviluppo dell’aggregazione e dei linguaggi giovanili, anche come forma specifica di lotta al disagio tra le giovani generazioni; la promozione di attività di animazione ed aggregazione rivolta a bambini e ragazzi, volte a favorire un corretto ed armonico sviluppo educativo.